Ho comprato un biglietto di sola andata per il Mozambico, mi sono licenziato da un lavoro a tempo indeterminato dove mi trovavo sinceramente benissimo e che mi dava anche parecchia libertà di vivere più o meno come volevo. Ecco questo è il punto di partenza… Continue reading “Dare priorità ai sogni”
Un mese in Marocco (troppo poco!!)
ll Marocco è davvero spettacolare. E davvero non ho visto niente. Qualcosa di così nuovo e completamente differente dagli altri posti dove ho viaggiato. Il panorama è sempre bellissimo, l’entroterra è stupendo, sempre di essere in un posto incantato, in un altro mondo. A volte sembra di essere tornati indietro nel tempo; i luoghi, le case e le persone sembrano essersi dimenticate del passar del tempo, e sono rimasti selvaggi e incontaminati. Le montagne e le colline sono modellate dal vento, ed è davvero una meraviglia attraversare queste valli e avere la fortuna di poterle scolpire nella memoria, per sempre.
Cerco di andare con ordine: Continue reading “Un mese in Marocco (troppo poco!!)”
Sogno di un inverno africano
Nel umido amor di un inverno africano
erano in due nel mezzo di un’avventura intrepida
con la voglia di prendersi per la mano
passeggiando vicini sulla sabbia tiepida
si erano incrociati senza quasi farci caso
ma cominciarono a vedersi più spesso
ma il di lui cuore lei aveva già invaso
quando gli amanti finirono per far sesso
Una breve storia triste
Questa non è una semplice storia triste, è solo breve. E triste.
Come tutte le mattine stavo passeggiando in spiaggia dopo un bagnetto rinfrescante. È il periodo della chiusura delle scuole per i ragazzini mozambicani, due settimane di ferie. Quelli che possono scappare dalla calura dell’entroterra e abitano nelle vicinanze vengono in spiaggia, giocano tra di loro, con i giovani turisti, si divertono e si rilassano e, altra cosa che non fa male, un po’ alla volta imparano l’inglese. Ma soprattutto, sono bambini, giocano e si divertono. Non fanno niente di male.
C’era una bella e viva partitella tra un gruppo di ragazzi locali e alcuni turisti. Giocano là dove la marea si ritira e la sabbia rimane compatta. Giocavano, ridevano, cadevano, esultavano.
Mi ricorda un po’ la storia di Willy, il Principe di Bel Air che cantava “poi la mia palla lanciata un po’ più in su andò proprio sulla testa di quei vichinghi laggiù…”.
In questo caso i vichinghi erano tre poliziotti, due uomini della polizia locale e una donna della guardia marina. Se incontrate una donna mozambicana poliziotto di malumore la vita diventa dura. Un passaggio mal gestito volò alto in aria verso i tre che saranno stati a cinque metri da chi aveva calciato il pallone. La poliziotta fece un passo avanti agguantò al volo il pallone con abilità. Io stavo a guardare da dieci metri di distanza, e mi sono messo a ridere. I ragazzini locali invece no. Non ho sentito bene cosa gli abbia detto, ma il risultato è che il pallone era sequestrato e se lo rivolevano indietro dovevano andare alla centrale di polizia e chiedere scusa.
Ve lo giuro, quando l’ho vista allontanarsi dal ”campetto” con il pallone in mano, ancora non sapevo di cosa avesse detto ai ragazzini, credevo stesse scherzando e mi aspettavo che da un momento all’altro si girasse lanciando il pallone verso i ragazzini. Mentre i ragazzi locali si allontanavano il più possibile dalla poliziotta unendosi in gruppo e sedendosi assieme a testa bassa sulla spiaggia, i genitori dei piccoli turisti che attoniti avevano assistito alla scena increduli, dopo qualche attimo d’esitazione raggiunsero i tre ufficiali all’ombra delle grandi casoarine. Mi aspettavo arrivassero a una conclusione rapidamente, invece dopo dieci minuti di chiacchiere e spiegazioni vedo i poliziotti andarsene e ritornarsene verso la via principale con il pallone sotto braccio.
La storia finisce qui e io rimarrei incredulo e una scena del genere, ma parlando con un lavoratore locale del fatto appena successo mi dice “vogliono solo soldi, se gli davano 100 meticais erano a posto, oppure se non vanno a riprendere il pallone tra qualche giorno il più alto in grado dei tre se lo porta a casa e lo regala alla loro famiglia.”. Rimango triste. Rimango molto deluso. E confuso. Tanto confuso. Rubare il pallone a dei bambini. Come definirlo? Bullismo? Abuso di potere senza dubbio. Invito alla corruzione? Sicuramente tanta ma tanta violenza senza scorrimento di sangue. Questa è una pura violenza.
A poche ore dall’accaduto….BOH.
Minimalismo di viaggio e di vita. Quando meno equivale a di più.
Sono quattrocentotrenta giorni (430!) che sono in cerca di qualcosa di diverso. Nove mesi in due diverse fasi in Mozambico, due mesi in India, un po’ di Sri Lanka, un po’ a casa a ricaricare le batterie. Cosa ho imparato? Troppe cose, ne ho viste troppe e me ne ricordo troppo poche probabilmente.
Ho imparato a comunicare con le persone anche quando non parliamo una lingua comune, ha capire gli sguardi, i suoni e le gestualità, ho imparato a muovermi e ad arrangiarmi, a viaggiare e a adattarmi, a mangiare in maniera sana e più possibile naturale, a vivere con poco e in maniera semplice. Ho imparato a stare tra la gente.
Questo articolo è anche per chi mi chiede, ma i soldi per viaggiare, dove li trovi?
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CR7 prima di tutto. L’informazione vista da al di là del muro.
(mentre i bulldozer devastano 30.000 famiglie, i ricchi signori al di à del muro si divertono giocando a golf)
Da questo mi sono lanciato, temporaneamente o meno che sia, in questa mia nuova vita (sono già e solo 13 mesi), ho avuto tempo per apprezzare. Apprezzare il tempo che abbiamo a disposizione. L’unica risorsa veramente limitata che abbiamo a nostra disposizione è il tempo. E non sappiamo nemmeno la durata della batteria che un giorno fermerà le lancette della nostra vita. Avere tempo non è altro che vivere a pieno. Tempo per pensare, progettare, informarsi, leggere, sperimentare, conoscere, vedere, vivere….altro non è che esperienza. Tutto è esperienza, e la vita è una grandissima esperienza. Adoro avere il tempo di informarmi e cercare di arrivare a vedere la realtà del mondo in maniera più oggettiva possibile, usare più fonti, incrociare le informazioni e trarre dei risultati; cerco di sapere come il mondo gira.
Informarsi da lontano apre gli occhi. Al contrario vedere l’informazione dall’interno di un singolo paese ti fa guardare spesso solamente in una direzione. Almeno questo succede in Italia. E’ incredibile come stare lontano dal tuo paese ti faccia ridimensionare i problemi di politica interna, emigrati, economia e finanza che normalmente si finisce per ascoltare quando si cerca di rimanere almeno mediamente informati su quello che ci succede intorno. Incredibile poi uscire dal tuo paese e ascoltare le notizie della stampa internazionale. Poca Italia e molto mondo. Molte cose mai sentite, mai viste, forse lontanamente immaginate ma davvero reali anche per chi il mondo reale non lo vede.
Il mondo è grande, ma i media pur sapendolo non lo fanno vedere e cercano di nasconderlo sotto alla coperta dell’invisibilità di Harry Potter. Una coperta spesso troppo corta. Un brutto razzismo economico e sociale imposto dall’alto ci impedisce di informarci veramente, ci impedisce di vedere come seri i problemi che ci stanno lontani fisicamente. I media tradizionali semplicemente non hanno motivo né interesse nel raccontarli, evitarlii, e per chi segue questi media, la maggioranza delle persone di questo mondo, il mondo diventa molto piccolo. E così oltre a rimanere lontani fisicamente, ci vengono nascosti rimanendo così lontanissimamente reali nella nostra mente.
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Vitoria, donna del mercato
Nessuno arriva al mercato per la prima volta e va a mangiare dalle donne del mercato. Se non ti ci porta qualcuno difficilmente ci arrivi, e la diffidenza non ti aiuterà nell’avvicinarti spontaneamente a un angolo nascosto tra le lamiere delle baracas che può apparire un po’ losco o perlomeno non propriamente un ristorante che passerebbe un qualsiasi controllo igienico-sanitario in una qualunque parte “fortunata” del mondo.
Per arrivare alle donne del mercato bisogna aggirare il venditore di ciabatte infradito e sigarette, passare tra il mercato della frutta e verdura e la baraca di Paulo, che si occupa di ricariche telefoniche, cambio valuta, e chissà che altro e infilarsi tra due pareti di mattoni in un passaggio largo un metro con delle onduline di lamiera malamente appoggiate in cima a creare un tetro arco di benvenuto, e una piccola chicane per lo strettissimo passaggio che fa da ingresso al ristorante del mercato.
È il ristorante che si permettono anche i locali, raramente ci sono turisti che passano di qua, Continue reading “Vitoria, donna del mercato”
E’ tempo di prepararsi e di ripartire. Viaggiando si impara.
Dopo tre mesi di silenzio mi rimetto a scrivere. E’ successo tanto, ma niente di davvero entusiasmante in questi mesi. O meglio niente di cui raccontare con minuzia di particolari.
L’ultimo articolo l’ho scritto il due di gennaio, ed ero ancora nel sud dell’India. Da lì in avanti è successo molto, ma molto è cambiato rispetto ai programmi iniziali. Sono stato in Sri Lanka, dove avevo già un accordo per andare a lavorare per un mese in una guesthouse nel sud dell’isola, in uno dei migliori spot per surf che io abbia mai visto. Dopo di ciò sarei andato a Langkawi, un isola della Malesia per un altro mese di lavoro. Ma le storie non si dovrebbero mai raccontare prima di viverle…
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Storie vere di ordinaria follia: anche questo è il mondo
Giovedì 12 ottobre 2017, finirà tra le date che non scorderò. Ero a Maputo, ma poteva succedere a Trento, Milano, Londra, Parigi e in qualsiasi città definita sicura, dove queste cose succedono tutti i giorni.
Ore 3:30 ci svegliamo e ci alziamo per andare a prendere la macchina, che per non lasciarla piena di spesa in strada, è parcheggiata in un posto sicuro a dieci minuti di cammino nella “zona bene” di Maputo. Dovevamo partire per Tofo, e fare circa 7 ore di macchina; eravamo di buonumore mentre scendevamo in ascensore dal 24 piano del Palazzo Vermelho di Maputo, dove eravamo ospiti di amici francesi. Siamo scesi in strada tranquilli e ridendo, commentando come l’ingresso di uno dei migliori hotel di Maputo, il Cardoso, abbia un ingresso che sembra quello di un cinema con il perfetto spazio illuminato per le locandine ai lati della maestosa entrata. Non c’era un’anima viva per strada. Continue reading “Storie vere di ordinaria follia: anche questo è il mondo”
Quando viaggiare diventa difficile
Sono ormai via da casa da più di sette mesi. La strada dovrebbe essere ancora lunga, ma ogni tanto penso che potrebbe essere ancora molto breve. Fisicamente mi sono sempre sentito forte e resistente, nonostante gli acciacchi che il giocare a pallavolo con un schiena di vetro mi ha regalato e che ormai mi porto dietro costantemente. Ma il problema della schiena l’avevo messo in preventivo, perché caricarsi uno zaino da dodici chili e viaggiare non è sicuramente la maniera migliore per risolvere il problema. Invece la schiena sta reggendo benissimo nonostante le ore passate compresso in cuccette piccolissime tra treni e autobus, oppure ostelli con materassi inesistenti o duri come il cemento, letti con doghe che non esistono o gli shock termici dovuti all’aria condizionata che mi fa pensare di dormire in cima al Monte Bianco, mentre in realtà appena esco dalla stanza mi ritrovo nuovamente in un ambiente tropicale.
Il problema è un altro, Continue reading “Quando viaggiare diventa difficile”
Natale in India: una riflessione
È Natale, ma sono in India e qua il Natale non si sente nemmeno. E non mi manca per niente quell’aria di finta ricchezza e felicità obbligatoria che si vive in questo periodo in Europa. Mangiare all’eccesso, spendere denaro per regali che non ci servono e che sono solamente un surplus che dimenticheremo presto. E se proprio vogliamo dirlo, era il compleanno di Gesù non del mondo intero. Ah…vi siete ricordati San Nicolò o Santa Lucia? E ricordatevi che presto arriverà la befana con la calza sempre più piena… Continue reading “Natale in India: una riflessione”