ll Marocco è davvero spettacolare. E davvero non ho visto niente. Qualcosa di così nuovo e completamente differente dagli altri posti dove ho viaggiato. Il panorama è sempre bellissimo, l’entroterra è stupendo, sempre di essere in un posto incantato, in un altro mondo. A volte sembra di essere tornati indietro nel tempo; i luoghi, le case e le persone sembrano essersi dimenticate del passar del tempo, e sono rimasti selvaggi e incontaminati. Le montagne e le colline sono modellate dal vento, ed è davvero una meraviglia attraversare queste valli e avere la fortuna di poterle scolpire nella memoria, per sempre.
Cerco di andare con ordine: la prima settimana sarei dovuto rimanere a Taghazout, un villaggio di pescatori e di surfisti vicino a Agadir, nel Marocco centrale. Avevo prenotato per sei giorni, ma dopo i primi tre giorni avevo già deciso di perdere il volo che avevo prenotato (non lo rifare mai più di prenotare in anticipo il volo di ritorno!!) e godermi un po’ più di tempo qua; ho conosciuto delle persone così belle da farmici stare quattro settimane in totale, amici, niente più che amici, ma grandi amici; ci rivedremo, a Berlino, in Marocco, nelle Filippine, in Mozambico o chissà dove. Tante persone che mi hanno lasciato tanto. Il surf, il motivo principale della mia visita in Marocco, è diventato solo una parte marginale del viaggio. Abituato al longboard tra le onde gentili e non molto grandi del Mozambico, sono rimasto sorpreso e quasi spaventato al primo giorno tra quelle onde così grandi e così potenti. Shortboard? Non se ne parla…e quindi, non ho surfato moltissime onde come mi sarei aspettato, e in più dopo due settimane in un closeout un pò tropo aggressivo mi sono rotto un timpano, o meglio dall’impatto si è creato un buco all’interno del timpano. E così, vita da spiaggia e da ostello senza oneri lavorativi, relax e divertimento, tante chiacchiere e tante tante persone nuove sono entrate temporaneamente nella mia vita. Dalla terrazza dell’ostello, con spettacolare vista su tutta la baia per chilometri, ogni mattina si alzava il grido “it’s pumping buddies”, il che significava che le onde erano troppo grandi, e che potevo dedicare la giornata a qualcosa di diverso dal surf. Ho dovuto rivedere al rialzo il mio budget di viaggio, grazie allo spettacolare cibo marocchino. Abituato al Mozambico, da dove torno sempre con qualche chilo in meno, ho cominciato a dedicare le mie giornate al cibo. Che spettacolo…mi mancheranno soprattutto le taijin, e le spremute fresche ma anche le abbondanti colazioni in terrazza con i miei buddies, iniziando le pigre giornate a chitarra e ukulele aspettando che il sole cominciasse a scaldare seriamente.
Dopo due settimane, una amica, dal Mozambico è venuta a trovarmi solo per qualche giorno purtroppo e assieme abbiamo viaggiato qualche in autostop sulla costa verso nord. Senza corse, con calma e senza fare grande piani. Come funziona l’autostop in Marocco, non funziona in nessuna altra parte del mondo. E’ stato semplicemente bellissimo! E che posti incantati…
E poi il road trip di dieci giorni nel centro del Marocco, organizzato casualmente in ostello con ragazzi e ragazze conosciuti last-minute, 5 ragazze tedesche, un marocchino e un’italiano…non è una barzelletta, ma risate ce ne siamo fatti parecchie…che spettacolo. Partiti da Marrakech!
Marrakech è bella, pulita e ordinata. Intensa come tutte le città, e come sempre quando arrivo in una città, forse è troppo intensa per me. I venditori sono uno stress, ma mi piacerebbe passarci alcuni giorni scoprendola a piedi, camminando perdendosi nei labirintici passaggi stretti tra le case e godere di ogni piccola cosa. Stare qualche ora nella piazza principale a vedere gli artisti, mangiare cose nuove, a meravigliarmi. A guardarmi intorno con gli occhi aperti, a vedere e cercare di capire cose nuove…Dopo Marrakech siamo passati, solo attraversandole, nelle Atlas Mountain, stupende e così diverse dalle montagne a cui sono abituato. I villaggi berberi sulle montagne sono stupendi, mi piacerebbe un giorno avere tempo di visitarli con più calma. Fermarsi e parlare con le persone, capire qualcosa in più della loro cultura e della loro vita. Farsi delle domande, anche senza avere delle risposte. Essere curiosi. Lungo la strada ci sono mille cose da vedere e dove mi sarebbe piaciuto fermarmi per fare una foto o solo guardarsi attorno con calma…è davvero stupendo.
Poi siamo arrivati a Tinghir, dopo otto ore in macchina. Bellissimo e fresco, non freddo. Una notte tra le montagne, cosi strane, e un’alba stupenda da solo in macchina aspettando che le prime luci infuocassero l’orizzonte e che scaldassero anche me. Magico. Queste vecchie case di sabbia ormai decadenti, interi villaggi sparsi ovunque. È tutto così surreale.
Poi Merzouga, nel deserto del Sahara; a parte il vento forte, una tempesta di sabbia, tutto sembra magico. Lungo la strada le montagne si trasformavano in colline rotondeggianti, fino a vedere le prime dune di sabbia rossa. È mistico, il silenzio, il niente assoluto attorno. Una notte dormendo in una tenda nel deserto, arrivandoci con i cammelli. Bellissimo, ma in una tempesta di sabbia di due giorni. Non siamo riusciti a vedere le stelle la notte.
Ma è una cosa indimenticabile e magica. La sera dopo cena, i cuochi e le due guide si sono messi a suonare percussioni e cantare e ballare, poi ci hanno preso per mano e ci hanno “obbligato” a ballare e cantare. Poi hanno provato a insegnarci a suonare i tamburi. È stato divertente. Mi sarebbe piaciuto sentire il silenzio totale del deserto e guardare in silenzio le stelle, ma anche l’ululare forte del vento e il rumore della sabbia che sbatteva forte sulla tenda è stato qualcosa di diverso. È stato in ogni un’esperienza unica.
Da Merzouga poi di ritorno tra le montagne vicino a Ait Benhaddou . Abbiamo riposato , goduto del tramonto, e visitato alcune grotte scavate dai portoghesi nel 1700, eravamo gli unici turisti. Per arrivare qua siamo passati per dei posti che non so spiegare. Sembravano disegnati, sembravano giardini a terrazze preparati con cura dai giganti. Montagne cosi strane e cosi belle e selvagge. È incredibile quante cose incredibili ci sono lungo la strada. Tutto è davvero surreale e incantato. Ho continuato a guardare fuori dal finestrino meravigliato da tutto quello splendore. È tutto desertico, ma cosi bello e sempre diverso. È poi dove passa un filo d’acqua cominciamo a crescere delle meravigliose oasi con palme di datteri, e tanta vegetazione e orti ordinati. Nonostante le lunghe trasferte in macchina non ci mi stanco di guidare e di tenere gli occhi aperti. E dappertutto è sicuro, silenzioso e tranquillo.
Poi altre mille ore di macchina, per arrivare nelle fredde montagne a Imlil. In una guesthouse spettacolare abbiamo pagato 1,8 euro a testa per notte, proprio di fronte alla seconda montagna più alta d’Africa, 4.167 mt, il Jbel Toubkal. Alle montagne ci son abituato, queste erano più simili a quelle di casa.
I marocchini poi sono persone spettacolari, sempre felici e sorridenti, ospitali e pronti ad offrirti un the. Nelle città non sono proprio sempre così amichevoli, ma nei villaggi, sia che parlino francese o inglese che solo berbero, sono sempre incredibilmente gentili e generosi.
Così atterro all’aeroporto di Venezia in una umida e nebbiosa giornata italiana, dopo altri quattro mesi di Africa. Ho preso al volo un treno per andare a lavorare qualche giorno tra le colline toscane a Pontedera, e poi lo stesso lavoro andrò a farlo vicino a Bologna per altri 4 giorni. a quando sono atterrato in Italia sento anche la mancanza degli amici, della famiglia e di Predazzo, ci tornerò presto, ma non per molto. Fino a quando sentirò la mancanza dell’oceano.
Ma sempre senza posto fisso, che per ora la vita è più bella così.