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Una breve storia triste

Una breve storia triste

Questa non è una semplice storia triste, è solo breve. E triste.

Come tutte le mattine stavo passeggiando in spiaggia dopo un bagnetto rinfrescante. È il periodo della chiusura delle scuole per i ragazzini mozambicani, due settimane di ferie. Quelli che possono scappare dalla calura dell’entroterra e abitano nelle vicinanze vengono in spiaggia, giocano tra di loro, con i giovani turisti, si divertono e si rilassano e, altra cosa che non fa male, un po’ alla volta imparano l’inglese. Ma soprattutto, sono bambini, giocano e si divertono. Non fanno niente di male.

C’era una bella e viva partitella tra un gruppo di ragazzi locali e alcuni turisti. Giocano là dove la marea si ritira e la sabbia rimane compatta. Giocavano, ridevano, cadevano, esultavano.

Mi ricorda un po’ la storia di Willy, il Principe di Bel Air che cantava “poi la mia palla lanciata un po’ più in su andò proprio sulla testa di quei vichinghi laggiù…”.

In questo caso i vichinghi erano tre poliziotti, due uomini della polizia locale e una donna della guardia marina. Se incontrate una donna mozambicana poliziotto di malumore la vita diventa dura. Un passaggio mal gestito volò alto in aria verso i tre che saranno stati a cinque metri da chi aveva calciato il pallone. La poliziotta fece un passo avanti agguantò al volo il pallone con abilità. Io stavo a guardare da dieci metri di distanza, e mi sono messo a ridere. I ragazzini locali invece no. Non ho sentito bene cosa gli abbia detto, ma il risultato è che il pallone era sequestrato e se lo rivolevano indietro dovevano andare alla centrale di polizia e chiedere scusa.

Ve lo giuro, quando l’ho vista allontanarsi dal ”campetto” con il pallone in mano, ancora non sapevo di cosa avesse detto ai ragazzini, credevo stesse scherzando e mi aspettavo che da un momento all’altro si girasse lanciando il pallone verso i ragazzini. Mentre i ragazzi locali si allontanavano il più possibile dalla poliziotta unendosi in gruppo e sedendosi assieme a testa bassa sulla spiaggia, i genitori dei piccoli turisti che attoniti avevano assistito alla scena increduli, dopo qualche attimo d’esitazione raggiunsero i tre ufficiali all’ombra delle grandi casoarine. Mi aspettavo arrivassero a una conclusione rapidamente, invece dopo dieci minuti di chiacchiere e spiegazioni vedo i poliziotti andarsene e ritornarsene verso la via principale con il pallone sotto braccio.

La storia finisce qui e io rimarrei incredulo e una scena del genere, ma parlando con un lavoratore locale del fatto appena successo mi dice “vogliono solo soldi, se gli davano 100 meticais erano a posto, oppure se non vanno a riprendere il pallone tra qualche giorno il più alto in grado dei tre se lo porta a casa e lo regala alla loro famiglia.”. Rimango triste. Rimango molto deluso. E confuso. Tanto confuso. Rubare il pallone a dei bambini. Come definirlo? Bullismo? Abuso di potere senza dubbio. Invito alla corruzione? Sicuramente tanta ma tanta violenza senza scorrimento di sangue. Questa è una pura violenza.

A poche ore dall’accaduto….BOH.

One thought on “Una breve storia triste

  1. Che brutta cosa Luca…violenza da tutte le parti e a tutti i livelli, in questa societa’ malata….
    mette tanta tristezza!
    Ciao…ti auguro ogni bene!

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