Kimani vive in Sudafrica, nella regione di Mpumalanga, famosa per il meraviglioso parco nazionale Kruger.
Kimani cresce in una famiglia numerosa, undici in casa tra fratelli, mamma, papà e nonna. Niente di così strano, un pò come in tutte le famiglie africane. Vive ovviamente in una villetta unifamiliare in una specie di agglomerato di villette a schiera. Traduco: una capannina di venti metri quadrati, di quelle fatte di paglia, merda di vacca e terra rossa argillosa e con una bel tetto in amianto. In una baraccopoli, come lo chiamerebbero in Italia, ma qua è la norma vivere così alle periferie della città. Ammassati in venti metri quadrati.
Rimane incinta la prima volta a quindici anni.
E’ una persona fortunata, perché fa subito cinque bambini con lo stesso uomo che diventa suo marito e che gli costruisce una nuova capannina vicina a quella della famiglia di lui. Ha solo ventidue anni. Ancora è giovane e ha una vita davanti. L’anno dopo muore il fratello del marito.
Seguendo la tradizione, la moglie del fratello deceduto entra a far parte della famiglia diventando la seconda moglie del marito di Kimani. Con lei si porta sei bambini, papà, mamma e sorella della mamma. Aggiungiamo altri quattro bambini che nascono dal nuovo rapporto tra marito di Kimani e seconda moglie e un’altro nuovo figlio di Kimani.
Sono fortunati e sorridono, adesso hanno due capanne vicine, per un totale di quaranta metri quadrati. Non sono mai stato forte in matematica, ma mi pare siano ventidue persone. Ventidue! I conti gli ho fatti due volte ma ancora potrei sbagliare.
Anche all’Ikea si metterebbero le mani nei capelli per organizzare la casa. Loro no, perché non hanno niente. Vivono la vita prevalentemente fuori dalla capanna e praticamente ci entrano solo per dormire tutti assieme stesi per terra quando il sole scende. Durante la giornata cercano di vendere samosa, biscotti, papaya, pane e noccioline agi angoli delle strade. Come la maggioranza delle persone della baraccopoli.
Dura la vita in Africa. Ma loro fanno finta di non saperlo, e continuano a sorridere.
Cosa può essere utile per loro?
Fammi sapere
Ciao
Ah….una domanda facile eh? 🙂
Io credo che la cosa migliore per provare ad aiutarli sia cercare di aprire bene gli occhi e smetterla di giudicar a priori. Provare a capire.
C’è troppa gente che parla e si comporta in modo razzista, ed è la solo pura ignoranza. IGNORANZA!
Non vederli come nemici e invasori, ma come esseri umani che come noi cercano di vivere al meglio.
La cosa migliore credo sarebbe una sorta di redistribuzione del reddito a livello mondiale, ecco di cosa ci sarebbe bisogno (le prime domande del genere me le ero fatte durante il corso di Macroeconomia all’università…adesso arriva qualche risposta a distanza di 10 anni).Sarebbe bello provare a ripartire tutti alla pari e vedere se si riesce a tenersi tutti assieme in equilibrio. Utopia? Si, credo sia un un’utopia visto che tutto il resto del mondo sta spingendo verso il più assoluto e irresponsabile consumismo.
Sicuramente anche cambiare il modo di consumare e acquistare è un’altra questione che potrebbe essere tirata in ballo. Ma l’argomento è difficile, ampio e molto impegnativo.
E le soluzioni sul campo…bah…ONG e fondazioni benefiche sono in gran parte qua sul territorio per mangiarsi le donazioni e arricchirsi.
Ma come facciamo a fargli capire che stanno cercando di andare nella rotta sbagliata? che per loro la felicità non deve essere per forza andare dall’altra parte dello stretto (per essere generici)? Tutto quello che vedono del nord del mondo è sfarzoso e sbarluccisono.
Pensa che qua Facebook è gratis, anche se non hai megabyte o soldi sul telefono. Il resto è bloccato e Facebook va. E su Facebook si vede tanta di quella merda, di gente che vive nel super lusso, pubblicità per cose inutili che sembrano cosi necessarie per essere felici. Loro vedono questo e pensano che sia la normalità in Europa e soprattutto che sia facile. Quando vivi nella baraccopoli forse puoi essere davvero felice con poco, ma se poi ti convincono che per essere felici bisogna vivere come nel nord del mondo….disastri!
In realtà tante parole e…non ho detto niente.
Secondo me qualcosa di utile per loro sarebbe venire qua e vedere. E poi si può sempre aiutare qualcuno economicamente, ma la cosa migliore è vedere e capire. Comprare qualcosa di concreto che li possa aiutare. Se vieni a trovarmi quaggiù qualcuno che ha bisogno lo troviamo. Aiutare tutti tutti è dura finché si agisce come singoli ma qualcosa si può sempre fare.
Se vuoi fare qualcosa di concreto fammi sapere, ci sentiamo e vediamo come agire. Ti posso aiutare. Sarebbe bello.
Ciao e grazie.