Sono ormai via da casa da più di sette mesi. La strada dovrebbe essere ancora lunga, ma ogni tanto penso che potrebbe essere ancora molto breve. Fisicamente mi sono sempre sentito forte e resistente, nonostante gli acciacchi che il giocare a pallavolo con un schiena di vetro mi ha regalato e che ormai mi porto dietro costantemente. Ma il problema della schiena l’avevo messo in preventivo, perché caricarsi uno zaino da dodici chili e viaggiare non è sicuramente la maniera migliore per risolvere il problema. Invece la schiena sta reggendo benissimo nonostante le ore passate compresso in cuccette piccolissime tra treni e autobus, oppure ostelli con materassi inesistenti o duri come il cemento, letti con doghe che non esistono o gli shock termici dovuti all’aria condizionata che mi fa pensare di dormire in cima al Monte Bianco, mentre in realtà appena esco dalla stanza mi ritrovo nuovamente in un ambiente tropicale.
Il problema è un altro,
avvelenamento da cibo. Un mese tra vomito e diarrea, nausea costante, debolezza, abbassamenti di pressione e improvvise sensazioni di svenire in mezzo alla strada. Ok che venendo in India qualche ora in bagno la metti in preventivo, ma così è troppo. Il caldo in questi casi non aiuta. Così ho perso nove chili in un mese, ho provato più antibiotici che nel resto della mia vita, chiaramente senza successo; ho speso più soldi facendo test vari negli ospedali e in tentativi di cure che non in qualcosa di bello e interessante (anche se devo dire che capire gli esami del sangue ha il suo fascino! Grazie amico Doc!!); ho passato Natale e Capodanno da solo in una camera squallida andando a dormire alle dieci. Così quando ho pensato anche a tornare a casa e curarmi, ma proprio quando la cosa mi sembrava la più plausibile…puff, sparita…mi sembra di stare nuovamente bene. Le energie torneranno un pò alla volta. Certo che così è davvero difficile avere un bel ricordo dell’India. Tra l’altro con lo stomaco sottosopra, non è nemmeno facile trovare qualcosa da mangiar che non sia speziato e super piccante. Solo l’odore delle spezie mi dava alla testa. Ma vabbè, vediamo il lato positivo, ho anche scoperto, l’avevo sempre detto ma non ne ero certo, che c’erano degli addominali da qualche parte la sotto! 🙂
Così a volte ho maledetto l’idea di partire da solo; non è sempre facile essere da solo quando ti ritrovi davanti a delle difficoltà del genere. Ma sono cose che rafforzano, fibra e carattere. Impari a crescere e gestire le difficoltà da solo, che è una gran cosa.
A parte questo, sono in Kerala. Qua la gente sta decisamente meglio, e il livello d’istruzione soprattutto ta i più giovani è il più elevato dell’India. E si nota. Spiagge molto belle di sabbia bianca, chiaramente abbastanza sporche e piene di plastica; oppure la plastica la bruciano in spiaggia. Le dipingono come spiagge, per le coppiette in luna di miele, ma sinceramente dopo aver visto le spiagge paradisiache del Mozambico, non ci trovo niente di veramente così straordinario. Stupendi invece i backwaters di Aleppey, definita (non so proprio perché) la Venezia dell’est; i backwaters sono stupendi canali e laghi che uniscono la costa con l’interno della regione. Pace e silenzio in mezzo alla natura, piante di ogni tipo e una biodiversità incredibile. Interi villaggi che si distribuiscono sulle sponde di questi canali, sono raggiungibili solo con le imbarcazioni . Bellissima esperienza, bellissimi luoghi.
Sulle spiagge bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi. Le case dei locali sulla costa non sono dotate di bagno; si vedono gli uomini uscire dalle case, scendono in spiaggia, fanno un buco nella sabbia, si accucciano alzandosi il sarong senza farsi problemi di chi c’è nei paraggi e depositano; finito il tutto, coprono il buco, vanno verso l’oceano dove arriva la schiuma delle onde, un bel bidet e via. A volte la vita è così facile.
I pescatori qua non pescano per vendere, ma per mangiare. Escono in coppia su delle piccole barche di polistirolo pressato (tipo quello che in Italia si usa per fare le insolazioni delle case) di un paio di metri quadrati, scegliendo il momento giusto in cui non arrivano onde forti, e pagaiando forte per uscire dalle onde che si chiudono sulla spiaggia. Stanno in mare un paio d’ore poi tornano, e si riuniscono a giocare a carte sulla sabbia, all’ombra di grandi carcasse di barche in legno ormai in disuso.
Poi sono stato allo strano carnevale del primo giorno dell’anno di Fort Kochi, una mega sfilata pazza, tra carri e maschere riguardanti divinità induiste, bollywood, transgender (super popolari in India) e tra una folla incredibile di adulti e bambini divertiti.
Adesso sono pronto per partire per lo Sri Lanka. Dove almeno per una settimana non sarò da solo e dove verso fine mese mi aspetta un workaway di trenta giorni sulle coste del sud. Ma per questo c’è tempo.
Intanto arrivederci India, nonostante tutto qualcosa di grande me lo hai lasciato. Se ci sarà una prossima volta, sarà per scoprire tutto il nord, le grandi montagne.
Namastè.
Bellissimo.! Posti meravigliosi e qui si respira davvero aria diversa.! Fotoo fotoo vogliamo fotooo a gran voce.! E non solo di fuori, ma anche di te.! Co’ sta storia deli adominali.. Eheh lo sai che tra noi miscredenti chi non vede non crede ahaha
Un abbraccio